Come muoversi nel mondo del pet food?

Oggigiorno non è necessario essere professionisti del settore per essere consapevoli del fatto che l’alimentazione è di fondamentale importanza per la salute, sia nel suo ruolo di strumento di miglioramento dello stato generale, sia nel suo ruolo di causa di patologie nel caso di una cattiva alimentazione. I media ce lo ricordano tutti i giorni; internet diffonde notizie in proposito; la gente tende a parlarne sempre con maggiore frequenza. E proprio grazie a questa vasta informazione negli ultimi anni si sta assistendo a una crescente attenzione all’alimentazione dei nostri pets. Essere informati, però, non ci trasforma in addetti ai lavori e pertanto mi preme ricordare che se l’incremento d’informazione è senz’altro un dato positivo, lo è meno la presunzione di tanti non professionisti. Se l’informazione alla portata di tutti ha di fatto stimolato da un lato il proprietario del cane o gatto a una maggiore attenzione rispetto a ciò che mangia il proprio amico a quattro zampe, dall’altro non mancano affatto casi in cui i proprietari siano convinti di essere perfettamente in grado di provvedere alla dieta dell’animale senza consultare chi possiede reali competenze scientifiche. Fra questi non pochi s’improvvisano conoscitori di norme nutrizionali, ricorrono a diete trovate su internet o a quelle consigliate da amici e proprietari di altri cani o gatti, i quali comunicano la loro positiva esperienza rispetto a un determinato stile alimentare a cui è sottoposto il loro animale da compagnia. Ciò vale sia per quanto riguarda gli alimenti commerciali, alcuni dei quali possono andare benissimo per il cane del vicino ma non è detto che vadano bene per il nostro, ma soprattutto per la dieta casalinga, che va assolutamente formulata da un veterinario nutrizionista: la somministrazione prolungata di una dieta sbilanciata non idonea per quel soggetto può infatti causare uno scadimento delle condizioni generali dell’animale o addirittura delle vere e proprie patologie, giacché i fabbisogni nutrizionali variano in base alla presenza o meno di condizioni patologiche, all’età, al sesso, alla condizione sessuale (castrato o meno), all’attività fisica, alla taglia, alla razza del paziente. Per tanto: se volete davvero sapere cosa è bene che mangi il vostro pet, non vi resta che affidarvi a un veterinario, meglio ancora se nutrizionista, perché sarà in grado di valutare il singolo caso e consigliare la dieta adeguata. Premettendo che fino a questo momento non esiste un metodo ufficiale di categorizzazione qualitativa degli alimenti destinati agli animali da compagnia, sono comunque state create delle categorizzazioni (gluten-free, grain-free, biologici, cruelty-free, naturale, human grade) e instaurate vere e proprie mode, alcune delle quali non hanno neanche il benché minimo fondamento scientifico. Un esempio di tali mode sono le diete gluten-free, che non contengono fonti di glutine quali orzo avena e frumento, e quelle grain-free, che dal canto loro escludono completamente i cereali. Nel primo caso le diete nascono dal presupposto che i cani possano avere il morbo celiaco umano, patologia rarissima nella specie canina (enteropatia del Setter Irlandese e del Soft Coated Wheaten Terrier), nel gatto, poi, non è mai stata riscontrata. In ogni caso il glutine è assolutamente innocuo per gli individui non affetti da celiachia e ciò vale anche per il cane o il gatto. Le diete grain-free invece fanno leva sul fatto che in natura il carnivoro non si ciberebbe di tali alimenti, il che è vero; è certo pure, però, che per creare un estruso (quale la crocchetta) che non si sbricioli, è necessaria una certa quantità di amido. Risultato: in queste diete si fa uso di patate o piselli  come fonte di amido, i quali a loro volta, in natura, non farebbero parte della dieta del carnivoro, cosa che reputo un non sense. Abbiamo poi le diete cosiddette “ancestrali”, catalogazione anche questa più commerciale che scientifica. Il peggio che mi è capitato è stata la richiesta da parte di taluni proprietari di elaborare un piano nutrizionale vegetariano, o peggio ancora vegano, per cani o gatti, in barba alle reali esigenze nutrizionali o etologiche dei nostri pets. E per passare da un eccesso a un altro, una dieta molto in voga di recente è la cosiddetta BARF1, che considera il cane un animale del tutto simile al lupo e ritiene dunque che una dieta basata su carni crude e ossa intere possa essere il top. Ora: quantunque la carne cruda o poco cotta sia più digeribile, i sostenitori di questa dieta, dimenticano però che il cane odierno è perfettamente in grado di digerire gli amidi e soprattutto ignorano i rischi legati all’ingestione di carni crude da parte degli animali e alla loro manipolazione da parte dell’uomo (Finley et al. 2006-Schlesinger e Joffe, 2011), nonché il rischio di perforazioni dovute alle ossa intere (Gianella et al. 2009). Basterebbe cuocere leggermente la carne e sostituire le ossa intere con la farina d’ossa, così da mantenere quasi integro il valore nutrizionale ed evitare i sopracitati rischi. (per approfondimenti vedi articolo BARF).

Un’altra tendenza del momento è il cruelty-free, che lascia credere al consumatore che le industrie mangimistiche che non riportano tale dicitura sarebbero responsabili di azioni crudeli sugli animali.

Ed ecco ora la mia esperienza, attraverso la quale cercherò di darvi delle dritte. La domanda che spesso mi viene rivolta riguarda quali alimenti o marche siano migliori per i nostri amici a quattro zampe. Sicuramente la dieta naturale, ossia casalinga, è qualitativamente superiore, giacché sappiamo esattamente - o quasi - la provenienza degli ingredienti e perché presenta una digeribilità maggiore rispetto a un alimento commerciale secco. Se però un proprietario, per esigenze economiche o pratiche, non può somministrare una dieta casalinga, vi fornisco qui di seguito degli input che vi aiuteranno a leggere al meglio quanto riportato sulle etichette degli alimenti.

 

Secondo la legge, le etichette devono riportare i seguenti dati:

  • Categoria dell’alimento: completo, complementare, dietetico.

Completo, lo dice la parola stessa, è un alimento che, se somministrato anche da solo, è perfettamente in grado di soddisfare i fabbisogni vitamico-minerali della specie a cui è destinato, cosa che non è in grado di fare l’alimento complementare. Su questo punto il mio consiglio è di fare molta attenzione, perché non è raro che emergano problematiche di salute legate all’assunzione prolungata di mangimi complementari soprattutto nel gatto.

Dietetico è, invece, quell’alimento destinato ai soggetti che hanno particolari condizioni patologiche, per esempio problemi gastroenterici, dermatologici, di diabete, ecc…

  • Specie e categoria dell’animale alla quale è destinato: cane, gatto, giovane, anziano.

 

  • Elenco degli alimenti, che devono essere riportati in ordine decrescente, dal più rappresentato al meno rappresentato.

 

  • Componenti analitici: percentuali di umidità, proteine, grassi, fibre e ceneri.

 

  • Eventuale contenuto in vitamine e oligoelementi, la cui mancanza in etichetta non è necessariamente un segno di qualità inferiore dell’alimento. Ciononostante ritengo sia preferibile la somministrazione di alimenti nelle cui etichette siano riportate almeno le quantità di calcio e di fosforo.
  • Eventuali additivi: tipo, categoria e qualità:
  • Antiossidanti, fondamentali per il mantenimento a lungo termine dell’alimento.

          Naturali: vitamina C, vitamina E, acido citrico, olio di rosmarino.

           Sintetici: da E300 a E322.

  • Coloranti: da E100 a E199, importanti più per l’occhio del proprietario che per i nostri pets.
  • Conservanti: da E200 a E299, necessari anch’essi per rallentare il deterioramento del cibo.
  • Addensanti: per aumentare la viscosità degli alimenti.

          Naturali: gomma di guar, agar agar e carragenine.

          Sintetici: polifosfati.

  • Emulsionanti, fondamentali per il mantenimento di una miscela omogena tra grasso e acqua.
  • Stabilizzanti: trattengono l’acqua evitando che essa favorisca la colonizzazione da parte di microrganismi.
  • Esaltatori di sapidità: glutammato monosodico, che è il maggiormente conosciuto e che è presente nei dadi da brodo.
  • Aromatizzanti
  • Modalità di impiego: le quantità riportate sono basate su condizioni medie e quindi non è detto che vadano bene per tutti i soggetti.

1 Biologically appropriate raw food (cibo crudo biologicamente appropriato) o anche Bones and raw food (ossa e cibo crudo).

Dott.ssa Guendalina Caratozzolo DVM

 

Bibliografia:

Association of American Feed Control Officials (AAFCO). 2000. Official Publication, Atlanta, USA

Small Animal Clinical Nutrition 5th Edition. Hand, Thatcher, Remillard, Roudebush, Novotny. MARK MORRIS INSTITUTE

Nutritional Guidelines. For Complete and Complementary Pet Food for Cats and Dogs FEDIAF Publication July 2016

 Finley R, Reid-Smith R, Weese JS, Angulo FJ. 2006. Human health implications of Salmonella-
contaminated natural pet treats and raw pet food. Clinical Infectious Diseases 42, 686-
691.


Gianella P, Pfammatter NS, Burgener IA. 2009. Oesophageal and gastric endoscopic foreign
body removal: complications and follow-up of 102 dogs. Journal of Small Animal Practice
50, 649-654.


Larsen JA, Parks EM, Heinze CR, Fascetti AJ. 2012. Evaluation of recipes for home-prepared
diets for dogs and cats with chronic kidney disease. Journal of the American Veterinary
Medical Association 240, 532-538.


Schlesinger DP, Joffe DJ. 2011. Raw food diets in companion animals: A critical review. Canadian
Veterinary Journal 52, 50-54.


Stockman J, Fascetti AJ, Kass PH, Larsen JA. 2013. Evaluation of recipes of home-prepared
maintenance diets for dogs. Journal of the American Veterinary Medical Association
242, 1500-1505.