L’obesità è una condizione patologica caratterizzata dall’eccessivo deposito di grasso a livello viscerale e sottocutaneo ed è causata da un prolungato squilibrio tra l’apporto ed il consumo di energia (che si traduce in uno squilibrio tra massa magra e massa grassa, dove appunto prevale quella grassa) che porta a modificazioni di varie funzioni organiche, con conseguenze dannose per la salute, influendo negativamente sulla longevità. È una patologia diventata sempre più frequente, sia nel cane che nell’uomo, in seguito al processo di industrializzazione e alla migliore qualità di vita (alla faccia dei paesi del terzo mondo!). Allo stato attuale l’obesità è la malattia nutrizionale più comune nel cane e nel gatto, con una prevalenza che varia dal 24% al 44% a seconda dell’origine geografica degli studi. Per quanto riguarda il cane in Italia si aggira intorno al 35% di prevalenza, e sembra essere tra valori più alti in Europa insieme alla Francia. Questa discrepanza geografica potrebbe a mio parere dipendere dal rapporto che si ha con il cibo nelle diverse culture. In Italia c’è una forte e antica tradizione culinaria e la somministrazione dell’alimento è molto legata alla sfera affettiva. Noi italiani, soprattutto al sud ma non solo, dimostriamo l’affetto con il cibo. Inoltre se il cane o il gatto mangiano, per noi italiani è segno di benessere e quindi tendiamo ad assecondare le loro richieste di cibo. Per questo secondo me il sovrappeso o l’obesità sono patologie fortemente sottovalutate. La maggior parte delle persone non sa che il tessuto adiposo oltre a fungere da deposito energetico, non è un tessuto inerte ma è in grado di secernere numerose sostanze (citochine ed ormoni), molte delle quali hanno un’azione pro- infiammatoria, il cui rilascio manterrebbe costantemente l’organismo in uno stato di infiammazione cronica e aumenterebbe lo stress ossidativo. Questo meccanismo è alla base dell’insorgenza delle numerose patologie associate all’obesità; di seguito qualche esempio: Patologie endocrine (diabete mellito, ipotiroidismo, iperadrenocoticismo), cardiovascolari, muscolo-scheletriche (traumatiche o degenerative), complicanze anestesiologiche (probabilmente associate alla difficoltà di smaltimento dei farmaci anestetici che possono accumularsi nel tessuto adiposo), dispnea (eccesso di grasso viscerale toracico e diaframmatico), distocie, problemi dermatologici, riduzione della funzione immunitaria (malattie autoimmuni, maggiore predisposizione alle infezioni), patologie del cavo orale, patologie del tratto urinario, e non ultimo predispongono allo sviluppo di cancro (per aumento dello stress ossidativo). Nel gatto obeso poi da non sottovalutare è l’incapacità di toelettatura che predispone alla comparsa di patologie dermatologiche ma anche comportamentali a causa della riduzione dello stato di benessere dell’animale ( un gatto sano passa gran parte della giornata a toelettarsi). In medicina umana l’obesità è strettamente associata ad insulino- resistenza, ipertensione, iperlipidemia e patologie cardiovascolari che vengono raggruppate in un’unica condizione patologica definita “Sindrome Metabolica”. Sebbene essa non sia stata ben definita in campo veterinario, anche i cani obesi hanno una maggiore predisposizione a sviluppare tali patologie quindi potremmo supporre che anche per loro esista questa sindrome.
Sono stati individuati diversi fattori di rischio per l’obesità: Genetica: ad esempio il Labrador presenta la delezione del gene POMC che è associata al peso corporeo, all’adiposità e al maggiore interesse verso il cibo (ciò fa sì che il Labrador non conosca il senso si sazietà). Razza: le razze canine che sembrano essere predisposte all’obesità sono il Labrador, Bassett Hound , Beagle, Bassotto, Cocker Spaniel, Rottweiler.
Età : l’obesità tende ad aumentare in maniera proporzionale con l’età, probabilmente ciò è legato alla riduzione del metabolismo basale. Sesso : gli studi evidenziano una maggiore incidenza nelle femmine rispetto ai maschi. Sterilizzazione/Trattamenti contraccettivi : è uno dei fattori di rischio più comuni sia nel cane che nel gatto. La mancata produzione degli ormoni sessuali causa infatti una diminuzione dei fabbisogni (che si riducono circa del 20%). A proposito di ciò vorrei segnalare una cosa importante riguardo l’alimentazione con alimenti commerciali di cani e gatti sterilizzati; un errore diffuso tra i proprietari è quello di utilizzare un cibo di mantenimento per cani o gatti “non sterilizzati” e somministrare le quantità indicate sulla confezione per il peso ideale dell’animale, ma essendo un cibo per animali interi la razione giornaliera consigliata non terrà conto della riduzione del fabbisogno del 20%, tipica degli animali sterilizzati. Nei cani maschi si riscontra una significativa riduzione dell’attività fisica spontanea (meno stimoli sessuali = meno stimoli esterni); nelle femmine invece sembra mancare l’azione inibitoria data dagli estrogeni, sull’assunzione volontaria dell’alimento, così come avviene durante il normale ciclo sessuale in cui l’appetito è ridotto durante l’estro (calore), ed è aumentato durante l’anestro (fase di riposo sessuale). Malattie endocrine: ad esempio nell’uomo è stato dimostrato che la secrezione di insulina, i tassi di insulinemia e l’intolleranza al glucosio, aumentano proporzionalmente al grado di obesità. Nel cane uno studio ha riscontrato un’ associazione tra diabete canino ed obesità forse correlata al fenomeno dell’insulino-resistenza. Stile di vita : La sedentarietà è innegabilmente uno dei principali fattori predisponenti l’obesità. Infatti è una patologia che colpisce soprattutto i cani e gatti che vivono in appartamento piuttosto che all’aperto. La prevalenza del sovrappeso è inoltre maggiore negli animali che hanno proprietari a loro volta in sovrappeso o anziani perché chiaramente proprietari sedentari creano animali sedentari.
Alimentazione: dulcis in fundo! Questo è uno dei fattori più determinanti lo sviluppo di questa patologia. È pratica comune purtroppo somministrare quantità eccessive di alimenti ad alta densità energetica, oppure alimentare i cani ed i gatti “ad libitum” (a volontà) con avanzi di cucina o premietti di vario genere (chiaramente dati in più rispetto a quello che è il fabbisogno giornaliero di quel soggetto). Da non sottovalutare infine è il fatto che spesso la somministrazione del cibo è utilizzata dal proprietario come principale strumento di relazione con il proprio pet. Cosa si può fare per migliorare questa tendenza? Sicuramente molta della responsabilità è di noi veterinari che dovremmo essere più bravi nel riuscire a comunicare al proprietario sin dalla prima visita, l’importanza dell’alimentazione in generale e del mantenimento di un peso ideale al fine di garantire una migliore qualità di vita ai propri cani e gatti e conseguentemente una maggiore longevità. Quindi dovremmo riuscire a far passare il messaggio che aumentare l’attività fisica giornaliera fa bene a tutti anche ai proprietari stessi. Se poi questi hanno difficoltà a soddisfare questo requisito per mancanza di tempo esistono strutture come asili per cani o centri cinofili dove poter iscrivere il proprio cane durante la settimana, così da fargli fare delle attività di socializzazione con altri cani oltre che del movimento; magari invece durante il weekend si può lavorare per rafforzare il duo cane-padrone e fare delle attività insieme. Per il gatto potrebbe essere d’aiuto un compagno felino (sconsiglio vivamente di prendere un solo gatto anche per ragioni di benessere generale dell’animale, che nonostante ciò che si pensa è un animale che soffre la solitudine) che lo stimoli al gioco e quindi al movimento e fare un arricchimento ambientale attraverso giochi interattivi con il padrone stesso, oppure “arredando” a misura di felino, la terza dimensione (le pareti) tanto amata dai gatti. La cosa probabilmente più complicata secondo me è riuscire a far ridurre la frequenza di somministrazione di fuori pasto sotto forma di premietti (i cosiddetti “treats”) che il proprietario elargisce con l’intento di sopperire ad una richiesta di attenzioni del proprio cane, anche in questo caso esistono diversi escamotage per sostituire parte dei premi con gratificazioni di natura diversa, sottolineo parte perché non dico che vadano eliminati del tutto soprattutto in animali ormai abituati ad avere questo tipo di interazione con il proprietario, ma devono essere considerati all’interno del fabbisogno giornaliero totale e quindi modificandone la quantità e la tipologia in base al caso. Perciò se avete un cane o un gatto obeso non esitate a contattare il vostro veterinario dietologo-nutrizionista di fiducia; non è (quasi) mai troppo tardi per invertire la rotta! Bibliografia:
Assoc. 2000 Aug 15;217(4):515-9.